Ansia: criteri diagnostici ed epidemia COVID-19

CRITERI DIAGNOSTICI

Il disturbo d’ansia viene definito all’interno del DSM5 (Manuale Diagnostico e Statistco dei disturbi Mentali)1 come la presenza di una preoccupazione eccessiva che l’individuo ha difficoltà a gestire nella gran parte delle sue attività (lavorative e scolastiche) per un periodo di almeno sei mesi. L’ansia, per soddisfare i criteri di un disturbo, deve manifestarsi insieme ad altri sintomi (tensione, stanchezza, difficoltà a concentrarsi, vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, e alterazioni del sonno) che causano un disagio notevole dal punto di vista clinico e implicano difficoltà in diversi ambiti di vita del paziente.

In una situazione di ansia o di ordine fobico è frequente una tendenza a focalizzarsi in modo eccessivo sul proprio corpo, che comporta anche un modo più intenso di vivere le emozioni2. In questa ottica, quindi si può fare riferimento all’essere ansiosi come un particolare modo di essere e di sentire le proprie emozioni. Ciò fornisce un punto di vista in parte differente rispetto alla descrizione dei sintomi illustrati nel DSM5. Tale prospettiva condurrebbe a pensare che gli stati ansiosi si sviluppano essenzialmente rispetto al contesto che l’individuo vive e alle sue emozioni. Inoltre, il modo di emozionarsi risulta avere implicazioni anche nelle relazioni con gli altri, infatti “l’emozionarsi è il sentimento globale di Sè (carne) che emerge dall’essere in uno specifico contesto, ed eventualmente in una specifica relazione interpersonale (altro)“.((Liccione, D. (2019). Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica. Bollati Boringhieri, Torino.))

ANSIA E COVID-19

Quanto visto prima implicherebbe che per diminuire l’ansia venga fatto un lavoro principalmente sull’ individuo, sul suo contesto e sulle relazioni con gli altri. Nella situazione di cambiamento che stiamo vivendo a causa del COVID-19, il nostro contesto di vita e le nostre relazione hanno in gran parte subito delle modifiche, e la condizione della quarantena potrebbe avere delle probabili conseguenze sul benessere psicologico. Infatti, come dimostrato in alcuni studi raccolti in una review parecchio recente3 la quarantena potrebbe aumentare il rischio di effetti psicologici negativi quali sintomi post-traumatici da stress, ansia, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, distacco dagli altri e peggioramento della performance lavorativa. Tenendo in considerazioni questi dati, sarebbe auspicabile che nelle situazioni di rischio in cui si verificano le conseguenze psicologiche appena elencate, venga fornito un supporto adeguato e accessibile a tutti coloro che potrebbero averne bisogno.

  1. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (2014), DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano []
  2. Liccione, D. (2019). Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica. Bollati Boringhieri, Torino. []
  3. Brooks, S., K., Webster, R., K., Smith, L., E., Wooland, L., Wessely, S., Greenberg, N., et al. (2020) []

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