La scorsa settimana il peggioramento della curva epidemiologica ha portato nuovamente restrizioni e chiusure tramite il DPCM entrato in vigore il 6 Novembre 2020. Ci ritroviamo a fare i conti per la seconda volta con il termine lockdown. Una situazione che abbiamo già vissuto all’inizio di quest’anno con tante incertezze e difficoltà, e che ha inevitabilmente cambiato una parte della nostra esistenza. La condizione di isolamento e distanziamento imposta dal virus ha avuto un forte impatto sulla salute psicologica, causando ansia, insonnia, depressione, irritabilità, rabbia. Uno dei fattori di rischio di stress psicologico individuato dagli studi condotti sugli effetti della quarantena è stato proprio la giovane età1. Quindi, essere nella fascia della popolazione che va dai 16 ai 24 anni rende più difficile gestire emozioni negative e cambiamenti a cui il lockdown può esporre.
Purtroppo, gli adolescenti e i giovani adulti si trovano ancora una volta parecchio coinvolti, anche in questa fase attuale del semi lockdown: le scuole superiori sono chiuse e tutte le attività ricreative e sociali sono limitate o del tutto azzerate. Il rischio è che si ripresentino frustrazione, rabbia, insicurezza, inattività, tutte condizioni già note nel periodo del primo lockdown. Tuttavia, questi disagi oggi potrebbero essere amplificati e sfociare anche in agiti di violenza e rabbia. Perchè potrebbe succedere questo? Credo che uno dei motivi più plausibili sia che, in questa fase, cambiano anche i significati legati all’emergenza e alle misure adottate. Alcuni giovani possono leggere, per esempio, questa nuova chiusura come una frustrazione ulteriore, già il primo lockdown ha causato il mancato raggiungimento dei loro obiettivi e oggi nella situazione incerta non trovano risorse per riprogettare la propria vita. Per altri ragazzi il semi lockdown potrebbe significare non avere più un proprio spazio in casa, e ritornare a vivere le loro giornate in situazioni familiari magari difficili, senza avere la possibilità di condividere momenti con i coetanei (esperienze cruciali per lo sviluppo di un adolescente). E ancora per molti giovani adulti le misure adottate per contenere il virus si traducono in un’esistenza precaria dovuta alla perdita del lavoro, a condizioni economiche difficili, alla mancanza di relazioni sociali. Tali situazioni se non vengono attenzionate e tutelate potrebbero diventare rischiose per la salute.
Cosa si può fare per fronteggiare i problemi dovuti alla pandemia?
Negare la pandemia e rimuginare su come sarebbe stata la vita senza di essa porta solamente ad allontanarsi dalla realtà e da ciò che ci sta accadendo. Quindi, nella maggior parte dei casi sarebbe utile riuscire a trovare strategie personali per vivere questa fase della vita, connotata molto probabilmente da criticità. Per gli adolescenti che si ritrovano in casa a fare lezione online, per esempio, sarebbe opportuno che i genitori trovassero dei compromessi per creare un clima sereno. E’ fondamentale rispettare la privacy dei ragazzi e concedere loro spazi e tempi diversificati durante la giornata. E’ importante anche mantenere e condividere con loro il più possibile una routine, in cui vengano programmate lezioni online e altre attività di svago. Infine, data l’opportunità di mantenere le attività sociali attraverso la tecnologia, è necessario tenersi in contatto con amici tramite messaggi e/o chiamate. I giovani adulti possono trovare invece alternative ai loro progetti, cercando di capire come raggiungere i loro obiettivi rivalutando tempi, strumenti e modalità da adottare. Inoltre, è importante informarsi costantemente sui probabili sviluppi prossimi dell’emergenza, evitando così di immaginare scenari poco realistici e calibrare ogni volta le proprie forze in modo adeguato. Infine, è utile per tutti ricordare che non bisogna vergognarsi di provare prova ansia, paura, frustrazione, rabbia, poichè nel contesto che stiamo vivendo sono emozioni molto comuni. Tuttavia, se queste sensazioni interferiscono con il nostro benessere e influiscono sulle azioni della quotidianità, bisogna fare più attenzione e parlarne con un professionista. L’aiuto del clinico è finalizzato a comprendere cosa sta accadendo, con lo scopo di intervenire modificando le nostre esperienze. L’esperienza così può assumere nuovi significati e cambiare i nostri modi di essere e di emozionarci2